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Fu Antonio Trevisan, il 78enne di Vo’ Euganeo, la prima vittima da Covid del nostro Paese. Il totale delle vittime, intanto, ha raggiunto quota 100.103

«Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l’espressione io resto a casa» disse l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell’annunciare la chiusura generalizzata su tutto il territorio nazionale. Era il 9 Marzo 2020 quando, poi, aggiunse: «Gli spostamenti in tutta Italia saranno possibili solo per motivi di lavoro, necessità o salute».

Sono numeri impressionanti, che al di là delle fredde statistiche, hanno sempre una storia, un nome e cognome. Nella loro crudeltà ricordano sicuramente gli anni della terribile guerra mondiale e pongono, il nostro Paese, fra i peggiori al mondo per mortalità da Covid. Sono, tuttavia, gli Stati Uniti la nazione capofila con 537 mila morti, seguiti da Brasile 265 mila, Messico 190 mila, India 157 mila e Regno Unito con 124 mila. Ora, purtroppo, c’è anche l’Italia che detiene, oltretutto, il primato assoluto nell’Unione Europea, con la Francia che segue con oltre 10 mila morti in meno, nonché Spagna e Germania distaccate di 30 mila vittime.

A pagare il prezzo più alto, a livello regionale, è stata, comunque, la Lombardia anche se l’alto tasso di letalità registrato in Italia, almeno secondo gli esperti, è stato provocato da un aspetto demografico, ossia l’elevato numero di anziani che pone il nostro Paese ai vertici della classifica mondiale. L’età media dei deceduti, infatti, è di 81 anni. Il 60% delle vittime ha più di 80 anni, un altro 25% dai 70 ai 79 anni. Si conta poco più dell’1% delle vittime sotto i 50 anni, mentre sotto i 40 anni sono in tutto 254.