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Nonostante la pandemia ha costretto, nei primi mesi dell’anno, la Sezione di Castrovillari del Club Alpino Italiano a ridurre le proprie attività annuali, dal mese di Maggio in poi la ripresa è stata folgorante ed è culminata con una bellissima spedizione alpinistica felicemente conclusa nei primi giorni di Agosto

La Sezione alpinistica, non nuova ad attività del genere, ha stavolta spostato l’attenzione sul rifugio più alto d’Europa, la Capanna Margherita, ad un’altezza di 4554 metri, circondata da imponenti montagne, candide di ghiacci, tutte comprese nel massiccio del Monte Rosa. Partiti da Gressoney La Trinitè, un affiatato e compatto gruppo, composto da 8 alpinisti, ha raggiunto la meta in una radiosa e limpidissima giornata rendendo l’impresa ancor più esaltante in quanto una delle due cordate ha scalato nello stesso giorno altre due vette oltre i 4000 metri, la Ludwingshohe (4341m) e la Balmenhorn (4167m).

Le emozioni vissute sono state tante e irripetibili, difficilmente trasferibili, mentre l’occhio ha spaziato su grandiosi orizzonti alpini: dal Monviso, al Gran Paradiso, al Bianco, al Grand Combin, al Cervino e all’intero Massiccio del Rosa. Al rientro visibilmente soddisfatti tutti i partecipanti, restano indelebili i ricordi e le emozioni assaporate e tutto quello che le fotocamere sono riuscite a immortalare. Il Presidente sezionale Domenico Filomia, nel ringraziare e complimentarsi con Carla, Veronica, Rosa, Pino, Maurizio, Gianmarco, Matteo ed Eugenio, non nasconde la propria soddisfazione per il risultato raggiunto e ricorda che il Club Alpino di Castrovillari torna, in questi anni, per la terza volta alla Capanna Margherita.

Gianmarco, uno degli alpinisti, cosi ha descritto l’ascesa: «La commozione di qualcuno è nascosta dagli occhiali, gli abbracci riscaldano più del tepore interno al rifugio: l’empatia, il sostegno, il cameratismo della cordata riattiva la circolazione, riscalda anima, corpo e testa, aiuta a realizzare dove si è, scioglie l’acqua ghiacciata nelle borracce. Siamo arrivati, e tutti insieme. Finalmente, su quello scoglio, le cordate spazzano via le paure dell’ascesa, la tensione della marcia, il freddo patito. L’animo si rasserena, si sceglie di vivere quell’attimo il più a lungo possibile, si dimenticano le amarezze. Robert MacFarlane ha scritto che chi sale sulla cima di una montagna è per metà innamorato di sé stesso, per metà innamorato dell’oblio. L’innamoramento per sé stessi si manifesterà quando, alcuni, preferiranno posticipare l’oblio marciando nella nebbia verso i 4341m del Ludwigshöhe e, poi, ai 4167m del Balmenhorn. Altri, invece, avranno placato quell’innamoramento trovando ragione di sé nella sola discesa».