La CEI – Conferenza Episcopale Italiana prende posizione ed attacca il Governo in quanto anche con il nuovo Decreto annunciato ieri da Giuseppe Conte in Conferenza Stanza per la gestione della cosiddetta fase 2, non vengono autorizzate le celebrazioni religiose. Dura, infatti, è la nota divulgata dai Vescovi italiani: «Non possiamo accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto», dichiarano.

Ma se la nostra Costituzione garantisce, appunto, la libertà di culto dove all’articolo 19 stabilisce che: «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata», forse volutamente ci si dimentica che all’articolo 32 vengono, invece, poste le basi del diritto alla salute «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività», che considerata la gravità della situazione legata all’emergenza sanitaria, appare, senza alcun dubbio, preminente rispetto a qualsiasi altra libertà o prerogativa.

Cosicché, dopo lunghe settimane di negoziato fra Governo e Stato Pontificio, puntuale arriva il disappunto del Clero in cui si lascia intendere l’inaccettabile scelta di privilegiare le corsette podistiche alla Messa. In ogni caso, la nota diffusa dalla CEI non è l’unica invettiva contro il Governo. Tant’è, che anche il Direttore di Avvenire Marco Tarquinio ha pubblicato un editoriale al vetriolo, scrivendo: «Ferita incomprensibile e ingiustificabile. È un errore molto grave». Frasi inopportune quanto, a nostro giudizio, demagogiche, se si considera che per fortuna viviamo ancora in uno Stato laico.

La replica di Palazzo Chigi, comunque, non si è fatta attendere: «La Presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della CEI e conferma quanto già anticipato in Conferenza Stampa dal Presidente Conte. Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza».