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Viene presentata una selezione di opere dell’artista che procedono dalla fine degli anni ’50 ad oggi, evocano il suo talento

Concepita per la Sede del Palazzo della Civiltà di Roma, la mostra è un grande Teatro autobiografico, al contempo reale e mentale, storico e immaginifico, la cui messa in scena è introdotta da alcune sculture poste agli angoli esterni del Palazzo. Varcato il vestibolo dell’ingresso, la mostra si articola come un’opera in 2 atti ed un intermezzo corrispondenti alle Sale principali, fra loro speculari, e al passaggio di raccordo retrostante.
Nel suo insieme, esplora la pervasiva interdipendenza nella pratica di Pomodoro fra le arti visive e quelle sceniche e drammaturgiche, così come fra la realizzazione dell’opera finale e la dimensione della sua concezione progettuale. Concretezza e utopia, segno ed archetipo, si integrano delineando un continuum, da cui emergono molteplici riferimenti alle tante civiltà a cui tutte le opere di Pomodoro costantemente rinviano.
Tracce evanescenti di civiltà arcaiche, antiche e moderne, o anche solo fantastiche, da cui originano forme, segni e materie indefinibili, appartenenti sia all’Archeologia sia alla Futurologia, che rifondano le nostre conoscenze e i nostri immaginari, la nostra esperienza del tempo e dello spazio, della storia e del mito, così come la nostra relazione, in quanto esseri umani, con le altre specie viventi e la natura.