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Non è calabrese, ma veste la maglia rossoblù e vive a Cosenza. Contro il Cittadella ha dato alla sua squadra ancora una chance per restare in Serie B

La giovane promessa del calcio cosentino è nato ad Udine il 17 Luglio 2002. Manca poco, quindi, alla fatidica soglia dei 20 anni. E’ passato dalle giovanili della Lazio, prima di accasarsi in riva al Crati per cominciare la trafila nella Primavera del Cosenza.
Essere calciatore, al giorno d’oggi, può sembrare soprattutto un privilegio rispetto ai tanti giovani che cercano specialmente nello studio, quindi nella Laurea, un modo per affermarsi nella vita, ma non in Calabria purtroppo, giacché non si può costruire il proprio futuro in una terra priva di qualsiasi futuro.
Molti, infatti, sono i giovani ‘costretti‘ a fare le valigie (come già avveniva negli anni ’60 e ’70) e cercare altrove l’opportunità di un lavoro dignitoso. Qui, anche per guadagnarsi le 600 euro al mese al Supermercato sotto casa, c’è bisogno della solita raccomandazione.
Ed è così che si perpetua l’esodo delle migliori intelligenze nostrane, che arriva a svuotare le regioni del Sud del migliore capitale umano. Non a caso gli studiosi hanno individuato in questo fenomeno la totale ‘desertificazione demografica‘ dei territori meridionali.
Anche nelle Scuole Calcio, tuttavia, il più delle volte non regna il criterio della meritocrazia. Emergono, tuttalpiù, i figli delle poche famiglie facoltose, non certo per il loro talento o per le spiccate qualità dimostrate sul campo.
Occorre, viceversa, ben altra ‘mercanzia‘ per poter emergere, poiché la selezione dei ‘migliori‘ passa attraverso regole che spesso contrastano con la logica del profitto che governa lo stesso mondo del calcio.
Ecco perché, a queste latitudini, vedere un ventenne che, con spiccata maturità umana e sportiva, trascina la propria squadra verso la salvezza, provoca quella frustrante sensazione di rabbia, inducendo ‘l’uomo comune‘ ad un’atroce e amara riflessione: «il dramma di questo Paese consiste proprio nell’aver smesso di credere ai giovani».
In realtà, siamo anche stanchi di cercare delle risposte. Il fallimento dell’Italia ed, in modo particolare della nostra regione, è sotto gli occhi di tutti e, nonostante tutto, non si farà mai nulla per invertire la rotta.
Continueremo, nostro malgrado, ad assistere inermi al ‘massacro‘ sociale di un’intera generazione e ad accrescere quel senso di irreversibile fallimento per gli elevati indici di povertà e decadenza raggiunti, ormai, in tutti i Settori, siano essi economici o culturali.

*L’immagine in evidenza è a cura del sito di Gianluca Di Marzio