La pandemia che sembrava alle spalle, l’impennata del costo della vita, la guerra in Europa, i costi dei servizi energetici

Il 56° Rapporto Censis ha scattato la fotografia reale dell’Italia in questo inizio 2023. Ci troviamo, così, di fronte a sconvolgimenti veloci, inaspettati e difficili da metabolizzare. Il nostro Paese, tuttavia, nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo individuale, ma neanche matura.
Riceve e produce stimoli a lavorare, a mettersi sotto sforzo, a confrontarsi con le ferite della storia, ma non manifesta una sostanziale reazione. Rinuncia alla pretesa di guardare in avanti, vivendo in una sorta di latenza di risposta, in attesa che i segnali dei suoi sensori economici e sociali siano tradotti in uno schema di mappatura della realtà e dei bisogni, di adattamento e funzionamento.
Insomma, la società italiana aspetta di divenire adulta, si affida alle rendite di posizione e di ricchezza, senza corse in avanti affronta i grandi eventi delle crisi globali con la sola soggettiva resistenza quotidiana. Ma un prolungamento della fase latente della vita sociale comporta, naturalmente, il rischio di una sorta di masochistica rinuncia, senza forza ed ambizione.
Lo scivolamento in basso degli investimenti sociali, dunque, hanno finito per appiattire tutto sull’esistente e nulla, come la conservazione dell’esistente, genera più contraddizioni e diseguaglianze, perché l’individuale adattarsi al mondo smarrisce ogni responsabilità collettiva di guardare al futuro con maggiore fiducia.