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Le violazioni dei diritti delle donne mettono tutti noi a dura prova

Ci obbligano, infatti, a fare i conti con tabù, errori e debolezze che, in Italia come altrove, nel mondo, costringono le nostre libertà ed evidenziano la vulnerabilità delle democrazie. Giulia Cecchettin è stata uccisa da Filippo Turetta perché quest’ultimo non sopportava di essere stato lasciato e non tollerava che lei avesse scelto una strada differente, ovvero non accettava la libertà di lei, di un’altra persona, di un altro essere umano.
Il branco di violenti che nel Parco Bellini di Catania hanno violentato una ragazza di 13 anni, obbligando il suo ragazzo ad assistere alla scena, dimostra l’esistenza fra noi, nelle nostre Comunità e città, di giovani e giovanissimi che praticano l’aggressione del prossimo, si sentono immuni ad ogni forma di legge e si fanno beffa del vivere comune. E ciò chiama in causa le gravi carenze nella repressione dei reati più gravi che minacciano la nostra sicurezza.
La disuguaglianza fra sessi è anche e soprattutto una questione di diritti. Il 40% di donne italiane, infatti, che hanno difficoltà a mantenere il lavoro dopo aver avuto figli, ci dice quanto le differenze di genere frenino il nostro progresso sociale ed economico. E ciò chiama in causa la passività di Governo e Parlamento davanti alle tante diseguaglianze.
Così come avviene in gran parte dei Paesi industrializzati più avanzati, senza alcuna distinzione. Che si tratti di violazioni geograficamente vicine o lontane, forti o deboli che siano, possono esserci, ormai, pochi dubbi sul fatto che l’incapacità, i silenzi e i ritardi nella difesa delle donne indeboliscano la crescita culturale dell’intero Paese.

*L’immagine in evidenza è a cura di Giorgio Onorati / Ansa