Il 25 Aprile, nonostante il valore simbolico che riveste nella storia d’Italia, resta tuttora una giornata divisiva

Non saranno certo gli umori di questi nuovi politici al potere, a sminuire l’importanza del 25 Aprile per il nostro Paese. Un giorno che rappresenta, volente o nolente, lo spartiacque della nascita della democrazia in Italia. La ricorrenza del 78° Anniversario della Liberazione riveste, infatti, un significato in cui tutti gli italiani, se non obbligati, sono almeno chiamati a doversi confrontare, per evitare di ripetere gli orrori del passato.
Tutto questo lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica che ha lodato «l’impegno e la determinazione che le Associazioni impiegano ogni giorno per tener viva la memoria di un periodo tra i più drammatici della nostra storia». Mattarella ha, poi, sottolineato il contributo fornito «in ampia misura a far conoscere e non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazifascista».
«Arrendersi o perire!» fu, per l’appunto, la parola d’ordine intimata dai partigiani il 25 Aprile del 1945, giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate.