Pino Daniele. Tutto quello che mi ha dato emozione viene alla luce è il libro scritto dal figlio Alessandro ed edito da Rai Libri

Senza paroloni, l’amore filiale è evidente, nelle confessioni come nelle omissioni, ma Alex non esagera, fedele al pudore ereditato dal padre, ancor più da quando lui non c’è più.  Ha aspettato tempo, anche se il tempo non sa lenire l’assedio dell’assenza, prima di prendere parola, in un libro da cui potrebbe nascere un TV movie RAI.
Eccolo, Pinotto, ragazzotto paffuto che vediamo crescere da 2 Zie, Bianca e Lia Lamberti, dette «‘e signurine perché non si erano mai sposate», che non sono Zie, ma datrici di lavoro di mamma Rita De Luca, domestica a casa loro in Piazza Santa Maria La Nova. Pinotto nato «Sabato 19 Marzo 1955 tra le 2 e le 3 del pomeriggio nel cuore della città vecchia, in un sottoscala di Via Francesco Saverio Gargiulo, al numero 20».
Un basso, una sola stanza con il cucinotto, un letto abbastanza grande e un piccolo bagno. Più la famiglia cresce, più Rita lascia il bambino alle Zie dalla posizione più agiata (hanno un lavoro), più loro si affezionano a lui, vogliono crescerlo, dargli quello che in famiglia non possono.
Mamma Rituccia, figlia di donna Concetta (proprio quella della canzone), «detta mulignana per il colore della sua pelle», porta a casa quello che può, papà Gennaro, detto «‘o guercio» per problemi agli occhi, lavora al porto, ma ha il vizio delle carte e del gioco. Alex, comunque, non mette particolarmente in luce questa parte della storia.
Sul pianeta di Pino Daniele ad un certo punto comparirà la musica, è l’unico dei fratelli ad aver studiato. I fratelli, Carmine, detto «o Gio’», più di tutti, e gli amici di infanzia tessono un racconto corale, prestano gli occhi ad Alessandro, che porta dentro e nelle pagine del libro anche tanti ricordi del padre, ridandogli la voce.
Poi il racconto si avvicina all’avventura discografica, al fatidico incontro con Rosario Jermano e con la Casa discografica Emi. Alex, tuttavia, è un pozzo di storie inedite. C’è, infine, la paura dopo il primo by pass, il ritorno sulle scene e la frustrazione causata da quel cuore pazzo che, purtroppo, un giorno gli costerà la vita.