Nella Bozza di Accordo della Conferenza di Dubai salta il folle proposito di eliminare i combustibili fossili

Si avvia a conclusione il fallimentare esperimento della Cop28. I combustibili fossili, come gas e petrolio, infatti non si toccano. Sorride invece la Cina che continuerà ad inquinare e a vendere materie prime (di cui è ricca) all’Occidente. La dichiarazione conclusiva sarà un pastrocchio di buone intenzioni e di equilibrismo politico. Qualunque sarà l’esito delle ultime, febbrili trattative attorno al testo della dichiarazione finale, la stessa non conterrà il principio dell’uscita dagli idrocarburi, il tanto invocato phase out.
Nella Bozza di accordo circolata ieri si riconosce, infatti, la necessità di «una riduzione profonda», ma non si parla di eliminazione. Fra le opzioni possibili, oltre alla riduzione dell’uso degli idrocarburi nella formula citata, vi sono quella di triplicare la capacità di energia rinnovabile e quella di raddoppiare l’obiettivo di efficienza energetica al 2030. Sulla Bozza, oltretutto, si sono registrati già diversi commenti. Oggi il negoziato cercherà comunque di stringere su un testo condiviso che, come da regole della Conferenza, richiede l’unanimità dei consensi.
Dipenderà anche da quale sarà l’atteggiamento dei Rappresentanti cinesi in questa ultima fase. La Cina, vale la pena ricordarlo, è da sola responsabile del 31% di tutte le emissioni di gas serra mondiali e ad oggi il 60% della sua produzione elettrica si basa sul carbone. Sinora, l’atteggiamento cinese nel corso della Conferenza è stato di ascolto e attesa. Ma qualunque sarà il testo che uscirà dal frullatore mediatico di Dubai, sappiamo che nessuna dichiarazione finale dirà mai chiaramente quanto costerà tutto ciò, quanti diritti saranno lesi e soprattutto chi pagherà e come. Questo, infine, rimane il vergognoso non detto di tutto il discorso della transizione energetica.

*L’immagine in evidenza è a cura di Neville Hopwood