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Lungo colloquio con Erdogan e cena al Palazzo del Sultano

Sotto le volte del Gran Bazar di Istanbul l’applaudono come una diva. I turchi, almeno quelli che si destreggiano fra baracchini di tappeti, ceramiche e Louis Vuitton false, non si ricordano di quando la premier italiana, all’epoca solo leader di Partito, diceva ai quattro venti: «No ad Ankara nella Ue». Anche Giorgia Meloni fa finta di non ricordarselo, nella sua prima, blindatissima, visita ufficiale nella città del Bosforo, ospite di Recep Tayyip Erdogan.
Visita complicata, ma cominciata col relax. Meloni, infatti, porta a casa la sponda di Erdogan sulla Libia, per contenere gli arrivi dei migranti. Secondo gli analisti del Governo, oltretutto, gli sbarchi dalla Tunisia sarebbero in calo, mentre sono in  ripresa quelli dalle coste libiche. Per Meloni, tuttavia, si tratta di un campanello d’allarme, anche perché nel suo primo anno di Governo gli sbarchi sono esplosi, anziché diminuire.
Il faccia a faccia di ieri sera, dunque, mette il turbo ad un’intesa che verrà siglata nei prossimi mesi dai Ministeri degli Esteri italiano e turco, con le Autorità della Tripolitania. Il patto, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, dovrebbe vedere la luce entro l’estate, periodo caldo per l’arrivo dei migranti. La Farnesina, pertanto, è già al lavoro. Un testo chiuso non c’è. Ma l’Italia potrebbe fornire mezzi e formazione alla Guardia Costiera libica. L’obiettivo di medio termine, poi, è una pacificazione di tutta l’Area interessata.