I progressisti contrari al Dragone restano al potere

Un raggiante Lai Ching-te arringa la folla. L’ufficialità della sua vittoria alle presidenziali è fresca di minuti. «Nonostante le pressioni cinesi abbiamo mantenuto Taiwan sulla strada giusta». Bandiere dell’Ucraina nelle prime file, poco più dietro un ragazzo ne sventola una con su scritto Hong Kong libera cantando «sconfiggiamo il Comunismo». È uno schiaffo in faccia, anche se questa volta non fortissimo, la terza vittoria consecutiva dei Democratici per Pechino.
«Poteva andare meglio, ma va bene comunque», spiega Eric, 35 anni che vive in Canada ed è tornato Taiwan apposta per votare. Più preoccupato è, invece, Wang, seduto su uno sgabellino rosso senza troppo entusiasmo, mentre tutti attorno a lui festeggiano: «Sarà difficile far passare le leggi in Parlamento perché non abbiamo la maggioranza» annuisce.
Ora bisogna avviare stretti contatti con gli altri schieramenti per cooperare. La mancata maggioranza potrebbe, infatti, rallentare, ad esempio, gli sforzi di Taiwan per potenziare le proprie difese se le proposte di legge sulla spesa dovessero essere ritardate o non approvate dalle opposizioni. Nonostante i muscoli di circostanza, a Xi Jinping potrebbe non dispiacere affatto vedere un Presidente ‘azzoppato’. «Salvaguarderemo Taiwan dalle minacce e le intimidazioni della Cina» dice Lai appena dopo la vittoria.