Si ripercorre l’intera carriera di Livio Senigalliesi, fotoreporter fra i più apprezzati a livello internazionale che, in circa 30 anni di lavoro, ha raccontato 25 conflitti in tutto il mondo

Attraverso il suo sguardo attento e imparziale, Senigalliesi ha costruito negli anni un archivio che si rivela oggi una preziosa testimonianza storica dei territori e delle popolazioni colpite dai conflitti, interessandosi particolarmente a fornire documentazione degli effetti collaterali che questi lasciano dietro di sé, soprattutto sui civili.
Il percorso espositivo presenta scene riprese da vicino, stando dentro alle vite delle persone afflitte, condividendone i pericoli, il freddo o la fame, percorrendo come un antropologo gli stessi sentieri di fuga o tornando negli stessi luoghi per anni, per percepire i cambiamenti o raccogliere i ricordi dei superstiti.
Sono inquadrature vere, scomode, dove l’estetica passa in secondo piano rispetto al messaggio, per alimentare in noi la memoria e una coscienza critica contro l’odio che si ripete identico a ogni latitudine. Senigalliesi ha coperto, infatti, scenari come Berlino e Mosca, nei giorni della caduta dei rispettivi regimi, o Sarajevo, vivendo con la popolazione nel lunghissimo tempo dell’assedio, collaborando con le testate giornalistiche più prestigiose al mondo.
La mostra conduce, infine, ad una ulteriore riflessione sui temi della pace. Proprio in questi mesi, infatti, cade la ricorrenza del 60° anniversario della Pacem in terris, enciclica di Papa Giovanni XXIII° pubblicata nell’Aprile del 1963. Il Santo Pontefice scriveva in un momento storico di grande cambiamento culturale ed economico.
Un periodo caratterizzato da una nuova fase delle relazioni internazionali dominata dalla minaccia nucleare al seguito della guerra fredda fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. All’indomani della costruzione del muro di Berlino del 1961 e della crisi di Cuba del 1962, viene posto l’accento sui diritti dell’uomo, sul bene comune, sul rispetto delle minoranze, sulla comunicazione ed il rispetto fra le Nazioni, sui rifugiati politici e sul disarmo.