E’ la riapertura di un giallo infinito

Si riaprono le indagini sulla morte del poeta cileno Pablo Neruda avvenuta nel 1973, dopo la chiusura del caso da parte della Giudice Paola Plaza lo scorso mese di Dicembre. La Prima Sezione della Corte d’Appello di Santiago, con sentenza unanime, ha accolto la richiesta dei nipoti di Neruda e del Partito Comunista di chiarire se il premio Nobel per la Letteratura sia morto di cancro alla prostata in stadio avanzato o sia stato avvelenato, come alcuni sostengono, dal regime di Pinochet.
Un giallo che prosegue ormai da oltre 50 anni. Neruda morì il 23 Settembre 1973 nella Clinica Santa María di Santiago, 12 giorni dopo il golpe guidato da Augusto Pinochet e un giorno prima di recarsi in esilio in Messico con la moglie Matilde Urrutia. Era malato di cancro metastatico alla prostata e per 38 anni la causa della morte venne attribuita a questo.
Nel 2011, però, l’autista e segretario personale di Neruda, Manuel Araya, morto nel Giugno 2023, sostenne per la prima volta la tesi dell’avvelenamento dichiarando che il poeta era stato assassinato in clinica con un’iniezione letale. La sua testimonianza divenne, tuttavia, la base per una nuova inchiesta. «Sono 14 anni che lottiamo per fare chiarezza sulla morte di Neruda» ha detto, intanto, l’Avvocato Elizabeth Flores. Ma ora i Magistrati hanno dichiarato che «dai procedimenti realizzati in precedenza risulta che l’indagine non è esaurita».