Roma è uscita dopo 4 anni dalla Belt and Road Initiative progetto faraonico e multimiliardario ideato da Xi Jinping e che sedusse Giuseppe Conte 

Alla fine, dopo settimane di negoziati riservati e dopo alcune incomprensioni diplomatiche, l’Italia ha prodotto una nota verbale, l’ha corredata con una promessa di amicizia strategica e l’ha consegnata a Pechino, alle Autorità del Governo cinese. 3 giorni fa, senza dare pubblicità alla cosa, il nostro Paese s’è defilato dopo che l’accordo fece infuriare gli americani.
L’uscita formale dal progetto è, dunque, avvenuta tramite disdetta dell’Accordo da parte del Governo Meloni. Una disdetta che l’Italia ha provato ad evitare cambiando i termini dell’Accordo stesso (passando ad una disdetta automatica per assenza di esplicito rinnovo), soluzione che i cinesi hanno rifiutato, dopo alcune settimane di ping pong diplomatico.
Alla fine per l’unico Stato del G7 che ha partecipato, senza grandi frutti economici, alla cosiddetta BRI, l’uscita di scena è coincisa con una lettera in cui comunque l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni si è impegnato a rilanciare il più possibile quel partenariato strategico con la Cina, che non è mai stato implementato sino in fondo. Il prossimo anno è prevista, tra l’altro, una visita del Capo dello Stato Sergio Mattarella che avrà un ruolo di consolidamento nelle relazioni.
In ogni caso si apre ora un periodo di verifica del rapporto fra entrambi gli Stati e non è un’ipotesi di Scuola la possibilità di ritorsioni di natura commerciale da parte di Pechino. Uno dei Settori del Made in Italy cui le Autorità cinesi potrebbero creare problemi è, infatti, quello del lusso. Ma sono effetti e valutazioni che saranno misurabili soltanto nei prossimi mesi.