La Cina lancia moniti, gli Stati Uniti giocano d’anticipo

L’Isola di Taiwan, che Pechino rivendica come propria da 70 anni, e cioè una sola grande Cina, al momento è al centro di lucrose rotte commerciali ed ospita alcuni dei principali produttori di microchip al mondo. Motivo per cui l’esito delle urne di Sabato 13 Gennaio non solo inciderà sulla politica intra-stretto di Taipei per gli anni a venire, ma andrà anche ad influire sugli equilibri regionali nell’Asia del Pacifico, nonché sulle relazioni tra Cina e Stati Uniti.
Tanto che, a prescindere dal vincitore, Washington ha già detto che manderà una delegazione bipartisan a Taipei subito dopo il voto. Con prevedibile irritazione di Pechino. «Speriamo sincermente che la maggioranza dei compatrioti di Taiwan faccia la scelta giusta» ha, intanto, dichiarato il Taiwan Affairs Office, l’Agenzia cinese che gestisce i rapporti con Taipei, definendo un «pericolo estremo» la probabile vittoria di William Lai.
La «scelta giusta», auspicata da Pechino, si chiama Hou Yu-ih, dato da alcuni sondaggi una decina di punti percentuali dietro a Lai, perché Hou, infatti, è il candidato del Kuomintang, Partito storicamente più vicino alla Cina continentale. Proprio nei giorni scorsi, presentando la propria Agenda, Hou ha rimarcato l’importanza dei rapporti economici con la terraferma.