L’Istituto di Ricerca degli Italiani ha effettuato un’analisi del social di istantanee visive per eccellenza, Instagram, con l’obiettivo di comprendere il fenomeno dell’esposizione dei figli attraverso la pubblicazione di post

Sono stati così monitorati i contenuti dei seguenti hashtagsfigli, figlio, figlia, figlie. Il periodo osservato parte dal 1 Gennaio 2018 e arriva al 10 Ottobre 2020, per un totale di 736.182 post analizzati e 96.488.755 likes. Quelli più utilizzati, insieme a quelli ricercati, sono stati “amore”, “love”, “mamma”, “famiglia”, “family”, “baby”, “vita”, “bambini”, “genitori”. In fondo alla top 20 si posiziona la parola “papà”. I post con la parola “bambini” e “baby”, che quindi descrivono i più piccoli, totalizzano insieme il 5,50%.

La presenza della parola “mamma” fa comprendere anche il genere che pubblica di più le foto dei minori, ossia le donne. In fondo alla classifica, infatti, vediamo i genitori di genere maschile. I papà rappresentano una fetta minima, sia per pubblicazione dei contenuti sia per citazione da parte delle madri dei loro figli.

Qual è il business che gira intorno ai figli? Dalla ricerca emerge una particolare concentrazione su consulenze sia psicologiche sia pedagogiche, didattica digitale e a distanza, rapporto genitori-figli e consigli per riuscire nell’impresa di essere padri e madri.

È necessario pubblicare le foto dei propri figli? Questo interrogativo ripercorre frequentemente la sociologia moderna dinanzi all’esposizione incontrollata delle immagini di tantissimi minori sui social per mano dei genitori. Nella ricerca è stata analizzata la parola “figlio” declinata in tutti i suoi generi, ma questo non vuol dire che le foto dei minori siano circoscritte solo alle circostanze descritte.

Pubblicare le foto dei figli sui social, espone i minorenni a tante insidie e la prima è quella del mancato rispetto della privacy. Cosa ancora più allarmante è che, pubblicando le foto dei figli minori, li si espone anche all’ingegneria sociale finalizzata all’adescamento da parte di persone malintenzionate.

Pubblicare dettagli di vita privata sui social rappresenta un’arma in più per chi avvicina i pargoli con l’intento di guadagnare la loro fiducia. Bisogna, quindi, riflettere sulla necessità di una educazione al digitale che renda i genitori più consapevoli dei meccanismi alla base delle piattaforme di condivisione sociale.