La Germania disposta a riscrivere le regole fiscali congelate durante la pandemia

Sono stati i tedeschi, fino ad ora, a bloccare la trattativa per arrivare al nuovo Patto di Stabilità. Ma ieri, alla riunione dell’Ecofin a Bruxelles, si sono invece dimostrati attivi e propositivi. A condizioni precise, in asse con la Francia. L’Italia, al contrario, dice no al nuovo disegno e frena sulla proposta. Sono fonti del Ministero dell’Economia a spiegare che il Governo italiano «non teme il ritorno alle regole fiscali attualmente sospese con la clausola di salvaguardia».
In sostanza, meglio tornare al vecchio Patto che sottoscrivere quello messo a punto da Berlino e Parigi. Sembra che Giorgetti abbia di fatto sospinto il Paese nell’angolo dell’isolamento. L’Italia avrebbe dovuto saldare un’alleanza almeno con l’Eliseo e Madrid. Ma non ne è stato capace. Anzi, l’esito è che la partita della governance economica si ritrova completamente nelle mani di Francia e Germania, di cui i titolari dell’Economia si incontreranno nei prossimi giorni a Berlino, mentre Roma è ormai tagliata fuori.
L’ottimismo in Europa è così forte e diffuso che la data di nascita del nuovo Patto di Stabilità è stata già messa in calendario. A Novembre, probabilmente il 23, prima della chiusura definitiva prevista per Dicembre. La voce grossa di Roma, dunque, viene considerata inspiegabile. Così come sono state colte con sorpresa le critiche che informalmente il Governo Meloni ha mosso al Commissario italiano agli Affari Economici Paolo Gentiloni.