Il Bargello, oltre a essere un Museo di grande interesse, è forse il Palazzo più antico della città

Se c’è una figura fiorentina che più di tutte può essere legata al Palazzo si tratta senz’altro di Dante Alighieri. Il poeta, infatti, che di Firenze è stato anche un’eminente figura politica, frequentava spesso il Bargello in quanto Sede del Podestà e luogo in cui si amministrava la giustizia ed il potere cittadino. Ed è proprio in questo luogo che nel 1302 fu ufficializzato il suo esilio.
Nel 1347, pochi decenni dopo l’esilio e a seguito di mutate condizioni politiche, Giotto e la sua Bottega ritrassero Dante in quella che è nota come la Cappella della Maddalena, riconoscendogli così una grandezza degna di lunga memoria. Nella Cappella, che è da molti considerata l’ultimo lavoro del maestro, furono affrescate scene legate alla figura della Maddalena, scene relative al Giudizio, dove fra gli eletti è rappresentato proprio Alighieri con in mano la Divina Commedia.
Il ritratto, ritrovato il 21 Luglio 1840, è probabilmente il più antico e il più vicino alla reale fisionomia del sommo poeta. La presenza del quadro era, comunque, già nota nelle cronache dell’epoca, proprio per l’importanza della riabilitazione sociale di Dante che era insita nella realizzazione dell’opera.
Con la trasformazione del Palazzo in Carcere, avvenuta nel 1574, la Cappella fu divisa in 2 piani, uno destinato ad accogliere i condannati a morte in attesa di supplizio e l’altro a uso dispensa. Nella ripartizione degli spazi gli affreschi furono sottoposti a scialbatura, cioè furono coperti con la calce, determinandone così l’oblio. Fu solo nell’‘800 che, per merito delle ricerche dello storico Seymour Kirkup e grazie anche agli scritti del Vasari, che il capolavoro nascosto riaccese l’interesse dei fiorentini che si impegnarono nella sua riscoperta.