Fra i tanti primati artistici e culturali della Capitale c’è anche quello del numero di Obelischi

Roma, infatti, è la città che ne ha di più al mondo. In tutto sono 13, di cui 8 sono di provenienza egizia e 5 di origine romana, senza considerare quelli di epoca più moderna. Dopo la conquista dell’Egitto avvenuta con la Battaglia di Azio del 31 a.C., gli Obelischi furono trasportati nella città eterna come bottino di guerra e a testimonianza della forza dell’Impero.
Il termine deriva dalla parola greca obelos traducibile come spiedo o spiedino, in riferimento alla forma lunga e filiforme dei monumenti. Composti nella maggior parte dei casi da un monolite in pietra su cui venivano riportate incisioni e bassorilievi, nell’antico Egitto gli Obelischi erano collocati, spesso in coppia, all’entrata dei Templi e dei luoghi di culto, a indicare l’ingresso dei fedeli nel territorio Sacro.
I Faraoni li facevano costruire anche per ottenere protezione e forza dal Dio Sole, creando una sorta di legame diretto. Tutto ciò affascinò gli antichi romani che, dopo aver occupato l’Egitto, iniziarono a trasportarli nella città eterna e, quando non era possibile, si servirono del granito egizio per fabbricarne delle copie, a volte con errori di traduzione delle incisioni in geroglifico.
Durante il Medioevo molti obelischi crollarono, furono demoliti o seppelliti, anche a causa di credenze e superstizioni, ma tornarono a risplendere alla fine del ‘500 con Papa Sisto V° che diede una nuova veste urbanistica a Roma. Questi monumenti vennero riposizionati creando anche una convergenza visia, dall’incrocio di Via delle 4 Fontane, ad esempio, se ne possono vedere 3, che diede la possibilità a pellegrini e viaggiatori di raggiungere con maggiore facilità le Piazze e i luoghi più importanti della città.