Sono 1450 le foto scattate dall’autore di quello che è diventato un libro nel deserto del Covid

Luigi Spina ha provato a catturare l’anima di Pompei, aprendo cancelli e svelando angoli nascosti nella città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. «La casa a Pompei è un inno alla vita» ha dichiarato, intanto, il fotografo che per lunghi mesi, nelle giornate del vuoto del Covid, ha potuto vivere un’esperienza unica fra le strade deserte degli Scavi.
Insieme a lui Monica Romano, la sua compagna, unici abitanti per lunghe settimane di Pompei. Aveva parlato del suo progetto con Massimo Osanna Direttore del Ministero della Cultura, che lo incoraggiò, partendo dall’idea di un lavoro enciclopedico. «Volevo restituire un’atmosfera, la fragilità di Pompei, che è anche ricchezza» ha, poi, aggiunto Spina. Sfogliando il libro dal titolo Interno pompeiano pubblicato a fine Ottobre per circa 9 mila copie, è come se da un momento all’altro ti aspettassi di trovarci chi le abitava da oltre 2 mila anni.
La luce straordinaria riproposta nelle foto, realizzate senza l’ausilio dell’illuminazione artificiale, restituisce una città che sorprende per i colori e le sfumature. È un po’ come se il fotografo avesse voluto liberarsi di tutti gli orpelli della modernità, immergendosi nel fascino dell’antico. In quasi 3 anni, da Giugno 2020 fino agli inizi del 2023, ha scattato, infatti, 1450 immagini. Il volume, tra l’altro, è arricchito dai testi del Direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel.