Una Conferenza Stampa fiume. La più lunga di sempre

3 ore e 2 minuti di orologio con la premier di ritorno dal Natale in malattia, che l’ha buttata sulla resistenza e ha vinto, dunque, di fronte alla platea dei cronisti assiepati nella Sala Stampa di Montecitorio. È risultata asciutta, non ha alzato la voce. Non si sono, quindi, registrati gli incidenti dialettici o politici, temuti dal suo staff alla vigilia dell’incontro.
Sollecitata dai cronisti, la premier ha persino negato che ci sia nel suo Partito un problema di Classe Dirigente ed, inoltre, ha rigettato le accuse di familismo amorale sollevati dai suoi avversari. Insomma, una Meloni battagliera che ha voluto mostrare di non avere paura e di non essere «ricattabile».
Quanto al Premierato ha, poi, aperto ad alcune modifiche, come il limite di 2 mandati consecutivi  e la fissazione di una soglia per ottenere il premio di maggioranza, senza tuttavia rinunciare all’elezione diretta. Inoltre, non ha messo veti sull’opzione di avere Mario Draghi alla guida della Commissione o del Consiglio dell’Unione Europea.
Anche se, infine, ci ha tenuto a precisare: «È impossibile parlarne oggi. E comunque Draghi ha dichiarato di non essere disponibile e questi sono elementi da considerare». Poi, una battuta sulla maternità: «Se mi chiedessero cosa scegliere tra mia figlia Ginevra e la Presidenza, non avrei dubbi» ha chiosato, oltremodo, il Presidente del Consiglio.