Succede quando Mattarella dice che a Salò i repubblichini contribuirono a sterminare gli ebrei

E’ successo tutto al Quirinale, nella Commemorazione del Giorno della Memoria. La nuca di Giorgia Meloni ha oscillato come un pendolo, mentre si è parlato dei ragazzi di Salò. Nel linguaggio del corpo potremmo tradurre: «Non è andata esattamente così». Tutti in prima fila, a pochi metri dal Presidente della Repubblica.
D’altra parte, se su Acca Larentia nessuno si è esposto e molti hanno fischiettato, non è rimasto che aggrapparsi alla cinesica, scienza che determina i caratteri individuali attraverso i movimenti del corpo, per studiare gli effetti del discorso antifascista del Presidente Mattarella sulla Destra. All’inizio tutto è sembrato procedere per il meglio.
Giorgia Meloni che addirittura si è commossa quando ha parlato Sami Modiano, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz. Anche La Russa ha annuito, sereno. La premier si è aggiustato i capelli, mentre il Presidente del Senato si distraeva un po’ osservando i musicisti che sostavano a poca distanza. Poi, l’imponderabile. Come quando si alza il vento all’improvviso.
Imbarazzo, profondo, in Sala. Sguardi, silenzio. Mattarella non si è fermato, ha chiesto di indagare «le motivazioni che spingono numerose persone a coltivare in modo inaccettabile simboli e tradizioni di ideologie nefaste». I cronisti, i presenti, tutti e nessuno escluso, hanno pensato ancora ad Acca Larentia. Sono trascorsi 20 giorni da quel Corteo ripugnante e la premier non ha proprio trovato il modo di commentare l’accaduto. Questo, soprattutto, è il giorno in cui chiedersi se il fascismo è stato davvero il male assoluto, ma un’altra occasione, purtroppo, sembra andata perduta.