Sarà difficile per la squadra veneta dimostrare al CONI di poter ripianare l’enorme debito con l’erario

Sono pesanti le difficoltà economiche che coinvolgono tra l’altro il Settore dolciario in cui opera, appunto, il Gruppo Paluani, proprietario della Società. «Stiamo lottando per sopravvivere». Era stato questo il grido d’allarme lanciato lo scorso anno dall’esordiente Gianluca Cazzullo, Direttore commerciale dell’Azienda di Villafranca di Verona che fa capo al Presidente Luca Campedelli, artefice della cosiddetta ‘favolaChievo.
La pandemia, ormai, era già in atto e la crisi economica cominciava a bussare alle porte. A farne le spese fu per prima la Melegatti, passata in seguito nelle mani della famiglia vicentina Spezzapria. Poi, nel 2021, il nuovo management voluto da Campedelli per rilanciare la produzione e conquistare i mercati nella fase post-Covid, ma la ripartenza tuttora tarda ad arrivare e la ripresa, purtroppo, a stento s’intravvede.
«La strategia commerciale poggerà su uno sviluppo più mirato al mercato estero e ad un rilancio con profondi connotati di innovazione», annunciava lo stesso Cazzullo al momento del suo debutto nel nuovo incarico. E così, contestualmente, anche il Chievo si apprestava a varare un possibile riassetto azionario con la famiglia Campedelli proprietaria all’85% delle quote societarie.
Un tempo si diceva che fossero le sorelle Maria Adua e Berta Cardi, mamma e zia di Luca, le reali proprietarie della Paluani. Nel Maggio 2021, oltremodo, giunsero le prime manifestazioni d’interesse e, secondo alcune indiscrezioni, «si sarebbero fatti avanti soggetti finanziari ed imprenditoriali per valutare un possibile acquisto del Club. In campo ci sarebbero un gruppo elvetico, uno statunitense ed una famiglia imprenditoriale italiana attiva in diversi Settori industriali», scriveva il giornalista Carlo Festa su IlSole24Ore.
Al di là, comunque, delle numerose difficoltà commerciali legate all’Azienda dolciaria fondata nel 1921, con alle spalle 100 anni di storia, occorre anche ricordare il sequestro preventivo di beni per un valore di 3,7 milioni di euro nei confronti della Società calcistica e del suo Presidente Campedelli, per plusvalenze del tutto fittizie.
«Negli anni dal 2014 al 2018, il Cesena Calcio ed il Chievo Verona hanno effettuato delle reciproche compravendite di calciatori minorenni – ebbe modo di spiegare la Guardia di Finanza nel corso delle indagini – che, in realtà, si verificavano solo cartolarmente (il giocatore non si trasferiva mai presso la nuova Società in ragione della contestuale stipula del ‘prestito’) e a valori del tutto sproporzionati».
Dette circostanze resero, infatti, necessaria l’interdizione per 8 mesi da ogni carica sociale di Luca Campedelli, nell’ambito dell’inchiesta svolta dalla Procura di Bologna, tant’è che nel Marzo 2020 l’Assemblea generale dei soci del Chievo nominò all’unanimità lo zio Giuseppe Campedelli nuovo Amministratore unico, proprio nel momento in cui la Paluani registrava un preoccupante crollo nelle vendite.
Congiunture che si saranno riverberate nell’attuale vicenda sportiva, che rischia a questo punto di avviarsi verso un triste epilogo, dopo che anche la Covisoc e la FIGC hanno accertato l’insolvenza del Chievo nel pagare all’Agenzia delle Entrate un debito stratosferico, se rapportato ad un normale bilancio di un qualsiasi Club di Serie B. E non c’è ‘politica‘ che tenga, in quanto nel Marzo 2014 una sorte ancor più rovinosa trascinò per bancarotta fraudolenta il Bari della potente famiglia Matarrese negli inferi della Serie D.
Singolari, infine, le tesi sostenute da L’Arena quotidiano veronese che, già dalla prima ora, si sta occupando delle traversie dei clivensi: «Il Coni dovrà verificare la correttezza delle decisioni della Figc già lacunosa nel processo del 2018 coi suoi calcoli sballati – scrive, infatti, nell’edizione di Domenica 25 Luglio -. Se il campo di battaglia è tributario vale la riserva di legge. Entrando quindi in un’altra sfera, ancor più alta, che non è quella della Figc. Il Chievo ha ottime argomentazioni ha eccellenti professionisti, ha saldato molti debiti e pagato tutti i giocatori fino alla mensilità di Maggio come si doveva. Gli elementi per spuntarla ci sono. Al Coni l’ardua sentenza».
Un vero delirio di onnipotenza che annienta, senza colpo ferire, le tante professionalità e competenze che operano all’interno degli Organismi federali. Si parla per l’appunto di ‘calcoli sballati‘, di ‘riserva di legge‘ di ‘debiti saldati‘, quasi a voler dimostrare che finora si è trattato di una calunniosa mascalzonata di Covisoc e FIGC al fine di screditare una Società in ordine con i conti e con una sana gestione dei propri bilanci che, al contrario, dovrebbe essere presa a modello per condurre nel nostro scellerato Paese una seria campagna di lotta all’evasione e di contrasto al tanto declamato malcostume degli italiani.