Quando lo studente cecoslovacco Jan Palach, era il 16 Gennaio del 1969, si diede fuoco per protestare contro l’occupazione sovietica

Iniziata il 5 Gennaio 1968, giorno dell’elezione di Alexander Dubček alla guida del Partito Comunista cecoslovacco, la Primavera di Praga durò fino al 20 Agosto dello stesso anno.
Qualche tempo prima, purtroppo, era toccato all’Ungheria, anche se in quel 1956 la rivoluzione antisovietica fu soffocata dai carri armati dell’Armata Rossa.
Furono anni tristemente difficili per i Paesi dell’Est soffocati dall’arroganza del potere russo. Jan Palach, studente di Filosofia e studioso di Storia, come tanti giovani dell’epoca, aveva seguito con passione e partecipazione il riformismo del Presidente Dubček.
In un triste e assurdo pomeriggio, dopo essere arrivato in Piazza San Venceslao, Jan depose il suo zaino lontano da sé, si cosparse il corpo di benzina versandola da una tanica, e si diede fuoco con un accendino.
Un tragico destino, il suo, in nome di quella libertà che il Paese avrebbe comunque un giorno ritrovato. La Cecoslovacchia, infatti, rimase occupata fino al momento della caduta del Muro di Berlino che segnò, nel 1989, la fine del blocco sovietico.