Sabine Weiss è fra le più importanti voci della fotografia umanista francese

Nata Weber in Svizzera nel 1924 è stata attratta dalla fotografia sin da giovane ed ha svolto il suo lungo apprendistato presso uno studio di Ginevra. Scomparsa nel 2021 all’età di 97 anni, Weiss è stata l’unica fotografa donna del dopoguerra ad aver esercitato questa professione.
Si è mossa così a lungo e in tutti i campi della fotografia, dai reportage ai ritratti di artisti, dalla moda agli scatti di strada con particolare attenzione ai volti dei bambini, fino ai numerosi viaggi per il mondo.  Inoltre, ha partecipato attivamente alla costruzione di questo progetto espositivo, aprendo i suoi archivi personali conservati a Parigi, per raccontare, per la prima volta in maniera ampia e strutturata, la sua straordinaria storia e il suo lavoro.
Attraverso oltre 120 stampe e numerosi documenti e riviste dell’epoca la mostra, sino al prossimo  12 Marzo presso il Palazzo Ducale di Genova, ripercorre l’intera carriera di Weiss, dagli esordi nel 1935 agli anni ’80. Fin dall’inizio, Sabine Weiss, come testimoniano in mostra le foto dei bambini e dei passanti, dirige il suo obiettivo sui corpi e sui gesti, immortalando emozioni e sentimenti, in linea con la fotografia umanista francese.
È un approccio dal quale non si discosterà mai, come si evince dalle sue parole: «Per essere potente, una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto». Il percorso espositivo pone l’accento soprattutto sulla produzione degli anni ’50, con un focus particolare sulle fotografie dei bambini di strada, le scene parigine, i ritratti di artisti e la fotografia documentaria in un’Europa in ricostruzione dopo la guerra.