3 anni

A come Accesso, B come Buona amministrazione, C come Capitale umano, D come Digitalizzazione. Sono questi i quattro assi sui quali realizzare il programma di Governo per rinnovare la Pubblica Amministrazione

Molti lo ricordano ancora come il paladino delle battaglie contro i cosidetti “fannulloni“, il marziano della Guerra Santa ostile a qualsiasi forma di privilegio o retaggio culturale annidato in un Settore fondamentale per la crescita del Paese, portate avanti con il piglio determinato del politico d’altri tempi che anziché affrontare i problemi con pacatezza ed equilibrio si era lanciato, con un’animosità disarmante, in uno scontro apocalittico contro il mondo della Pubblica Amministrazione.

Ora, invece, sotto l’effetto anestetizzante di Mario Draghi, sembra aver ritrovato quella moderazione dialettica e politica, d’altronde necessarie, per aprire una nuova stagione di riforme atte ad avviare un serio processo di cambiamenti e innovazioni: «Vogliamo restituire dignità, orgoglio, autorevolezza e valore alla Comunità di 3,2 milioni di donne e di uomini che hanno servito e servono il Paese in uno dei momenti più difficili della nostra storia recente», ha dichiarato lo stesso Ministro Brunetta nell’audizione sulle linee programmatiche presentate alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro di Camera e Senato.

«Se dalle rovine della Seconda Guerra Mondiale – ha, poi, proseguito – siamo rinati attraverso l’Industria, oggi la ricostruzione deve partire dalle Istituzioni e, per prime, da quelle che operano a più stretto contatto con i cittadini e con le Imprese. È nostra intenzione dotare la Pubblica Amministrazione delle migliori competenze e favorire un rapido ricambio generazionale che la porti in linea con le esperienze più avanzate realizzate nei Paesi nostri concorrenti». Decisamente un altro stile e un nuovo linguaggio per confrontarsi, tuttavia, sugli stessi temi che rappresentano ormai un crocevia importantissimo per le sorti dell’Italia.

Il programma, dopotutto, riguarda non soltanto un piano di investimenti, ma costituisce il grimaldello per agire sui nodi che strutturalmente hanno depresso le capacità di crescita e le potenzialità del Paese e per introdurre e sperimentare le migliori pratiche di cui dotare stabilmente la PA. Un esercizio di modernizzazione e di rottura di storici tabù, in sintonia con lo spirito di un’Europa che vuole recuperare ambizione e visione comunitaria.