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Il giorno dopo i funerali a migliaia in pellegrinaggio sulla tomba dell’oppositore

Quando il cimitero Borisovskoe chiude, il ritratto di Aleksej Navalny sopra la tomba non si vede più. È sommerso di fiori. E della croce ortodossa sbuca soltanto la sommità. All’indomani del funerale diventato protesta, migliaia si sono rimessi in fila sotto il sole invernale per deporre un mazzetto di fiori sulla tomba dell’oppositore morto.
Giovani coppie che si consolano a vicenda. Famiglie con bambini. Tutti in fila per poter dire un giorno: «Io c’ero». Una processione che per molti, si è quasi trasformato in un pellegrinaggio. «Navalny è il nostro martire – si sente udire dalla folla -. Tutto quello che avevamo costruito è sepolto qui con lui».
La mascherina, oltretutto, è stata una delle precauzioni consigliate sui social per evitare di venire schedati grazie ai dispositivi di riconoscimento facciale. A piangere sono stati in tanti. Persone in fila per sostenere, tra l’altro, con la loro firma, la candidatura a Presidente del pacifista Boris Nadezhdin.
Anche Lyudmila Navalnaya è tornata a visitare la tomba del figlio, insieme alla consuocera Alla Abrosimova, ringraziando la folla a nome della figlia, la vedova Yulia. Nei fiorai vicini non ci sono più garofani. Sono tutti qui. Insieme alle corone degli amici costretti all’esilio, poiché non possono essere qui. C’è chi ha lasciato un biscotto, un tigrotto di peluche o un’astronave giocattolo, perché Aleksej paragonava la sua prigionia a un volo verso pianeti sconosciuti.