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Un grande capolavoro del Rinascimento torna, dopo quasi 200 anni, al Monastero che per secoli lo aveva custodito

È il trittico raffigurante le Storie di Lazzaro, Marta e Maria, realizzato dal pittore francese Nicolas Froment. Rimosso dal Convento di Bosco ai Frati di San Piero a Sieve con le soppressioni napoleoniche, nel 1841 fu portato alla Galleria delle Statue e delle Pitture.
L’opera, datata 1461, ha cambiato più volte domicilio. Il trittico, infatti, era stato commissionato dal Vescovo Francesco Coppini nel corso delle sue missioni diplomatiche all’estero.
Nell’estate dell’anno stesso in cui l’opera fu realizzata, Coppini fu richiamato a Roma dal Papa, con l’accusa di reati politici e simonia. Condannato, venne privato dei suoi titoli e i suoi beni confiscati.
Il dipinto entrò così in possesso della famiglia Medici e fu poi donato ai frati francescani di Bosco ai Frati, dove rimase fino alla soppressione del Convento, in epoca napoleonica. Agli Uffizi arrivò nel 1841.
Influenzato dalla pittura fiamminga, Nicolas Froment tende a caratterizzare le fisionomie dei soggetti raffigurati, che assumono quasi l’aspetto di caricature.
La meticolosa rappresentazione delle vesti, degli oggetti, di dettagli curiosi come quello della mosca sulla tavola apparecchiata, trasformano il racconto sacro in una continua fonte di meraviglie, mentre i paesaggi sullo sfondo evocano il mondo fiabesco delle Corti Nord-europee del XV° secolo.

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